Presa Diretta-“Puliamo l’Italia”: se Brescia avesse il mare….. sarebbe una piccola Taranto

CaffaroSono passati davvero pochi giorni da quando ho parlato di bonifiche ambientali, vera piaga insoluta del nostro paese, eredità della industrializzazione selvaggia, avvenuta in Italia durante gli anni ’60 e ’70, che ci ha lasciato in eredità, oltre a decine di migliaia di SIR (siti di interesse regionale), ben 57 SIN (Siti di interesse nazionale), che tanti danni e tanto pianto anno disseminato in ogni angolo dello stivale con interessamento significativo in termini di areali e di popolazione. Nel mio ultimo recente post avevo dato conto del declassamento da SIN (interesse nazionale) a SIR (interesse regionale) di ben 18 dei 57 siti di grande impatto da bonificare, in uno degli ultimi atti del Governo Monti (speriamo bene….) (link post). La sera di Pasqua ancora una volta, la trasmissione Presa Diretta di RAITRE, curata dal bravissimo Riccardo Iacona e dai suoi ragazzi, come aveva già fatto molto bene qualche settimana prima, parlando del caso ILVA di Taranto (link post “Taranto e le emissioni in fuga”)., è stata protagonista di un’altra grande pagina di giornalismo d’inchiesta dal titolo “Puliamo l’Italia”. Questa volta ci si è spostati da un SIN come quello di Taranto, ad un altro SIN (il n° 42 nella mappa seguente), dichiarato tale nel 2002, ancora più incredibile e clamoroso perché più silente ma non per questo meno grave, dal momento che si è parlato di Brescia e della devastante presenza per molti decenni all’interno di quella città, di una azienda, la Caffaro, pienamente inurbata, che ha disseminato in un ampia area della parte sud della città spietati killer per la vita umana e degli ecosistemi, cancerogeni sicuri come il famigerato PCB (PoliCloroBifenile), e le diossine (PCDD, e PCDF), per un areale di oltre 35.000 m2 ed una profondità dei suoli che si insinua fino a 30-40 metri.

mappa_SIN

Un disastro ecologico che, ha distanza di quasi 30 anni dalla chiusura del sito produttivo, avvenuto nel 1984, lascia ancora insoluti, soprattutto per la contaminazione dei terreni, problemi sanitari gravissimi, in ampie zone fortemente antropizzate della città. Un disastro seppure meno acuto nelle dinamiche sanitarie, a detta degli esperti, addirittura potenzialmente superiore negli effetti, a quello della ICMESA di Seveso, rimanendo in Lombardia, del 1976 che morte e distruzione portò in diversi comuni della Brianza e di cui avevo accennato in un post precedente.

Una traccia importante dell’indagine è partita dal Professor Marino Ruzzenenti, autoreun secolo nel 2001 del libro “un secolo di cloro e…. PCB”, storia delle industrie Caffaro di Brescia”, oggi coordinatore, per la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, del progetto “Industria e ambiente – per un Atlante storico del’impatto sul territorio dell’industria diffusa e intensiva” (link sito con schede di caratterizzazione del sito Caffaro). L’indagine di PRESA DIRETTA, come fa spesso, molto opportunamente, si è snodata su due diverse piste, una di riferimento, tutta italiana, quella della Caffaro di Brescia appunto, ed una estera, che questa volta ha riguardato una cittadina statunitense dell’Alabama di circa 30.000 abitanti, Anniston, abitata prevalentemente da popolazione di colore, che ha subito la stessa scomoda presenza prima di Brescia, già fino dal 1930, ma continua ancora a subirne gli effetti, nonostante il cambio di processo produttivo avvenuto in un analogo sito produttivo chimico come quello della 20120222_inq_inhealth22-aMonsanto, immensa multinazionale assurta alla cronaca mondiale, negli anni scorsi, per il mais OGM. L’inchiesta è partita dal  più grande studioso epidemiologo mondiale di contaminazioni da PCB e diossine come Philippe Grandjean, della Harvard University Boston (foto), dove insegna e fa ricerca. Secondo Grandjean, “oltre il 50% del Pcb depositato nel grasso della madre passa al neonato tramite il latte materno”, forse il particolare più agghiacciante di questa ennesima vicenda di profitto indiscriminato. Il PCB, dice lo studioso americano fa parte, insieme ad altri inquinanti killer della “sporca dozzina”, i cosiddetti pop, che niente hanno a che fare con la musica ma con la morte, essendo acronimo di “persistent organic pollutants” bad list definita dalla Convenzione Stoccolma, del 2001, (vedi articolo Green Cross Italia– Ass. presieduta dall’indimenticabile Mikhail Gorbaciov), prodotto per molti anni ed utilizzato per la produzione di manufatti e prodotti fino a quel momento, come illustra l’immagine seguente che schematizza le linee di produzione della Caffaro.

schema_produzioni_Caffaro

Schematizzazione delle produzioni CAFFARO

e sicuramente cancerogeno e con effetti diretti su seno, sangue, diabete, ed interazioni inibitorie dello sviluppo del cervello nei bambini), oltre ad essere causa di cancro al fegato. Per maggiore informazione vediamo chi fa compagnia a questo spietato killer nella bad-list:

  • Pcb, 
  • Ddt, (diclorodifeniltricloroetano) il famigerato insetticida che uccise oltre 2200 persone a Bophal in India in un impianto di produzione di Union Carbide poi DOw Chemical, ed oggetto di un opera teatrale del grande Marco Paolini;
  • diossine (dibenzo-p-diossine) PCDD, 
  • clordano, 
  • eurani (dibenzo-p-furani) PCDF, 
  • esaclorobenzene, 
  • aldrin, 
  • mirex, 
  • dieldrin, 
  • toxafene, 
  • endrin, 
  • eptaclor.

I Pop circolano liberamente sul nostro pianeta attraverso quello che viene definito «effetto cavalletta», evaporano per poi depositarsi più tardi in altri luoghi dove, in parte, tornano ad evaporare per finire in zone dell’atmosfera molto distanti dalla fonte originale. Si concentrano negli organismi viventi attraverso un altro processo davvero terribile e noto come “bioaccumulazione”, dove gli inquinanti organici persistenti si accumulano nei tessuti adiposi dell’uomo e degli animali, dove possono arrivare a una concentrazione 70 mila volte superiore a quella dell’ambiente, con ripercussioni sul sistema immunitario e riproduttivo. I pesci, le api, i mammiferi che fanno parte della catena alimentare, ne assorbono la maggior concentrazione e, quando viaggiano, trasportano nell’organismo questi contaminanti di enorme stabilità che si dissolvono dopo decenni. La presenza di Pop è stata accertata persino nelle regioni artiche, dove si depositano dopo una lunga permanenza nell’atmosfera.
Ritornando al ricercatore americano, lo stesso riferisce che l’indagine fatta su Brescia, equipara la nostra città ad una analoga indagine condotta nelle Isole Faroe, con un valore medio di PCB di circa 100 volte superiore al limite, ma in questo caso non era un sito industriale la causa, ma l’eccesso di consumo alimentare di grasso balena, cetaceo all’apice della catena alimentare.
Come dicevamo una parte dell’indagine è svolta in Alabama, dove, pur in una situazione agghiacciante e di famiglie falcidiate da lutti diversi per altissime incidenze di ben 17 tipi diversi di cancro come tumori al fegato, alla mammella, alla tiroide, etc., il comitato cittadino locale con molte persone che non hanno potuto trasferirsi altrove anche per motivi economici, ha potuto avere un interlocutore su cui rivalersi come la Monsanto, cosa che non è assolutamente accaduta a Brescia con la Caffaro, alla quale Monsanto, dopo aver brevettato l’uso dei PCB negli anni ’20, aveva concesso l’uso del brevetto per l’Italia nel 1938, adeguatamente compensato con relative royalties, insieme ad altri soggetti industriali di altri paesi sviluppati come Giappone, Germania, Inghilterra, Francia e Spagna. A seguire un brano di Presa Diretta che presenta la situazione della cittadina dell’Alabama:

Agghiaccianti gli effetti sui bambini come asma eczemi, insulina alta, ragazzine senza mestruazioni rabdomiosarcomi etc.. A fare da propagazione alla contaminazione, le acque meteoriche, che ad Anniston si riversano sulla cittadina da una collina-discarica che sovrasta l’abitato. Negli USA, con il principio “chi inquina paga”, dopo le caratterizzazione del EPA (Environmental Protetion Agency), Monsanto ha iniziato le operazioni di bonifica, che interessano anche fiumi ad oltre 10 miglia dal ex sito di produzione, e con effetti stimati fino a 40 miglia. Secondo gli esperti occorreranno ancora altri 10 anni per completare le operazioni di bonifica.
Tornando a Brescia, dove purtroppo l’interlocutore Caffaro non c’è più, i tecnici e geologi di ARPA, che hanno provveduto alla caratterizzazione oltre che dei terreni, anche dell’acqua di falda, hanno trovato a 20 metri di profondità inquinanti oltre la soglia come cromo VI, diossine, arsenico, mercurio (3 volte oltre il limite), solventi, pesticidi (2 volte oltre il limite), ed il PCB trovato 9 volte oltre il limite di legge, confermati dai campionamenti del mese precedente. Assolutamente da apocalisse-now, la situazione di strutture pubbliche che insistono negli areali intorno alla Caffaro, come il campo di atletica Morosini, nel quale ci si può allenare solo sulla pista ma non assolutamente sul prato.

3CaffaroBrescia1

Incredibili poi le scene nelle scuole primarie dei quartieri I maggio, dentro il perimetro del SIN, e nel quale vivono 2500 persone, o il quartiere Chiesanuova, appena fuori dal perimetro SIN, ma con elevatissimi valori di PCB nei suoli, nel quale vivono 7000 abianti, dove si vedono incredibilmente le maestre che con grande sforzo controllano a vista i bambini che non calpestino l’erba. Una scena che fa davvero male al cuore vedere l’entusiasmo di un bambino, castrato dalla scelleratezza umana, davvero incredibile!

Estendendosi poi la contaminazione, ad oltre 10 Km dal sito, importanti gli effetti sull’agricoltura e sulla immensa rete di canali di propagazione dell’acqua irrigua captata attraverso le cosiddette “roggie”, di cui è ricchissima l’intera pianura padana, viste le colture di mais e soia e la presenza di numerosi allevamenti di bestiame, nel latte del quale sono state riscontrate tracce di PCB. Nell’immagine seguente la caratterizzazione della contaminazione da PCB nel quartiere Chiesanuova citato precedentemente.

mappatura PCB

Importante anche il contributo che l’indagine ha riservato al professor Francesco Donato, ordinario presso l’Università di Brescia, che ha presentato i riscontri di una indagine effettuata su un campione di 1200 abitanti che ha registrato una concentrazione di PCB nel sangue mediana di 800 nangrammi/grammo sangue, con un limite di 60, e con picchi che hanno raggiunto i 36800 nanogrammi/grammo di sangue con valori 500 volte superiori al limite. A Brescia, secondo l’accademico bresciano, si riscontrano livelli di PCB complessivamente maggiori rispetto ad Anniston, con una incidenza di patologie tumorali al fegato, polmoni e mammella che nel periodo 2003-2006 (Atlante della mortalità ASL di Brescia), hanno registrato un eccesso del 60% rispetto media nazionale, con una contaminazione che ha interessato comunque tutta la popolazione bresciana. Come già detto, in Italia, a differenza della Monsanto in Alabama, alla quale il tribunale ha comminato tutte le spese di bonifica, a Brescia, grazie a grandi alchimie societarie, alcuni soliti creativi manager italiani, la Caffaro non è più un soggetto con cui interloquire a distanza dalla chiusura del sito, avvenuta nel 1984, ed a manovre societarie successive, ma con il fatto ancora più clamoroso che il Comune di Brescia, a suo tempo, non si costituisce parte offesa, cosa lasciata a Legambiente ed al comitato cittadino, con i furbetti che nel frattempo danno adito a manovre societarie come lo scorporo di CAFFARO dal gruppo SNIA ed il successivo fallimento e che vedono coinvolte anche aziende compartecipate della Amministrazione comunale bresciana, e che ora lascia pagare il grande danno ambientale alla collettività attraverso lo Stato. Con l’accordo di programma nel 2007, l’ ex sindaco di Brescia del periodo 2000-2008, passa la palla al ministero ambiente che dispone di un fondo bonifiche per l’Italia di 600 ml di euro, in parte già spesi per emergenze. A seguire uno spezzone dell’inchiesta televisiva che spiega questo intrigatissimo e torbido passaggio.

Interessante, in conclusione, il contributo richiesto da PRESA DIRETTA all’epidemiologo Paolo Ricci, grande esperto e referente di AIRTUM, il Registro Italiano Tumori (Link sito Registro Italiano Tumori), che ha presentato i risultati di un’altra elaborazione fatta in collaborazione da AIRTUM e Isituto Superiore di Sanità (ISTISAN), che, presentando i dati ha ben precisato i due diversi parametri considerati di:
• mortalità: intesa come velocità di ammalarsi correlata al livello dei servizi sanitari,
• incidenza: che dice solo del rischio e quindi più puntuale.
Lo studio ha considerato il caso Brescia in rapporto al Nord italia, con risultati davvero preoccupanti, con tumori alla tiroide con un +49%, linfoma non hodgkin +20%, tumori al fegato +58%, tumori al seno +26%. Per l’epidemiologo, risulta fondamentale il rispetto dei divieti accessi, ed una migliore e pià adeguata informazione della popolazione, carente fino ad oggi. Un aspetto importante da rilevare poi, visto che di vite umane si tratta, è l’amarezza di dover registrare di nuovo, retrocesse all’ultimo posto, l’argomento bonifiche, se si pensa che il Comune di Brescia, nel periodo in cui già si evidenziava il disastro della Caffaro, ha deliberato nel 2002 la costruzione della metropolitana, inaugurata proprio poche settimane fa , che ha visto un investimento complessivo di oltre 800 milioni di euro di cui 400 a carico della stessa amministrazione, 395 milioni a carico dello Stato ed il resto dalla Regione Lombardia, ed anche vista la possibilità di utilizzare finanziamenti europei.

Ritornando al titolo del post concludo con questo interessante contributo video che tracciaCover_Sentieri_2011 una linea ipotetica di congiunzione tra le città di Brescia e Taranto, accomunate, sia pure con diverse connotazioni di contesto, dalla emergenza ambientale, con riferimenti al ruolo della magistratura nelle emergenze ambientali e sanitarie e si fa riferimento allo Studio Sentieri, rapporto epidemiologico condotto in molti dei 57 SIN dall’Istituto Superiore di Sanità. Un video che rileva una situazione per certi aspetti più allarmante nella città lombarda piuttosto che a Taranto, ma con un atteggiamento molto più sopito.

Interessante, infine, che chi volesse ripercorrere la cronistoria di questa ennesima, triste e malgestita pagina del nostro paese, questo sito del Comitato di cittadini “Ambiente Brescia” http://www.ambientebrescia.it/Caffaro.html

Qualcosa però, anche stavolta la trasmissione televisiva di Iacona sembra abbia mosso, dal momento che giovedì prossimo due pubblici ministeri di Brescia incontreranno il ministro dell’Ambiente Corrado Clini per acquisire gli atti inerenti alla bonifica della zona, che di fatto non è mai iniziata. Infatti l’ultimo atto della magistratura sullo spinosissimo tema, risale a maggio 2010 con l’archiviazione del procedimento penale per disastro ambientale e omicidio colposo decisa dal Gip Enrico Ceravone. Una situazione oggi completamente rimessa in discussione dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che proprio in questi anni ha riclassificato il Pcb come cancerogeno certo, che riapre la partita con la possibilità di aggiungere al procedimento penale anche quello civile. Un motivo in più per complimentarmi per l’ennesima volta con la trasmissione di Iacona, un vero esempio di “buona televisione”, mai come oggi necessaria per risollevare le coscienze.

Sauro Secci

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