Inquinamento da PFAS: non solo Veneto

Le sostanze alchiliche perfluorifluorurate, raggruppate nell’acronimo di PFAS vedono in Italia un grande impatto ambientale in un triangolo geografico collocato tra le provincie di Padova, Vicenza e Verona con baricentro intorno alla Miteni di Trissino (VI), conosciuta anche come la fabbrica dei veleni, che ha chiuso i suoi battenti solo un anno fa, con pesante compromissione della falda acquifera e quindi una gravissima emergenza sanitaria. (immagine copertina: esempio struttura molecolare di un composto PFAS – Fonte: 3M- Pfasact)

Ad evidenziare come il problema dei PFAS non sia esclusivamente veneto, ma assuma contorni ben più distribuiti nell’intera matrice geografica della UE, una relazione pubblicata dall’Agenzia europea dell’ambiente (EEA), dal titolo “Emerging chemical risks in Europe — PFAS”, fornisce una panoramica sui rischi riconosciuti o potenziali per la salute umana e degli ecosistemi, legati alla famiglia delle sostanze alchiliche perfluorifluorurate, estremamente tossiche e persistenti, definendo cause e pericoli per la salute umana.

Una famiglia, quella dei PFAS (acidi perfluoroacrilici) alla base di molti prodotti di ampia utilizzazione negli ambiti industriale, cosmetico e tessile, costituiti da catene alchiliche idrofobiche fluorurate, corrispondenti ad  acidi molto forti caratterizzati da una struttura chimica che li rende estremamente stabili termicamente, rendendoli così anche resistenti ai principali processi naturali di degradazione. Per questa loro caratteristica i PFAS vengono usati, per esempio per padelle e casseruole da cucina, per aumentare la repellenza all’olio e all’acqua, per ridurre la tensione superficiale e per aumentare la resistenza alle alte temperature o ad altri prodotti chimici.

Risultano attualmente sul mercato oltre 4.700 diversi tipi di composti della famiglia PFAS, con quelli più diffusi corrispondenti al PFOS (perfluorottanosulfonato) e il PFOA (acido perfluoroottanoico), con quest’ultimo caratterizzato da una persistenza negli ecosistemi e nell’organismo umano di oltre 5 anni.

Albero dei PFAS (Fonte EPA)

In assenza di una specifica mappatura dei siti potenzialmente inquinati da PFAS a livello UE, la relazione EEA rileva come siano state al momento le attività di monitoraggio effettuate nei singoli paesi a rilevare elevate concentrazioni in tutta Europa. In Italia, un approfondito studio del CNR-IRSA del 2013 ha evidenziato la grande emergenza a cavallo tra le provincie di Padova Vicenza e Verona, con elevate concentrazioni di tali sostanze, ed il coinvolgimento anche di altre aree del paese intorno alle principali aste fluviali come Po, Tevere, Adige, Arno.

Caratterizzazione presenza PFAS acque potabili area veneta (Fonte CNR-IRSA)

Emblematica in questo senso la situazione del Valdarno Inferiore, tra le provincie di Firenze Prato e Pisa, dove l’effetto combinato dei distretti tessile (prato) e conciario (Santa Croce), fa crescere esponenzialmente la presenza di PFAS sia nelle acque di superficie che nelle falde acquifere, come mostra in maniera eloquente il grafico seguente, tratto proprio dallo studio del CNR (Polesello).

Caratterizzazione presenza PFAS acque potabili Valdarno Inferiore (Fonte CNR-IRSA – Polesello)

L’effetto più impattante della produzione e dell’utilizzo dei PFAS in questi anni è stato la contaminazione delle acque potabili in diverse aree europee. L’attività di biomonitoraggio umano svolta ha portato a riscontrare concentrazioni variabili anche nel sangue dei cittadini. I fattori principali di esposizione per l’organismo umano oltre all’acqua potabile, risultano essere gli imballaggi per alimenti, le creme e i cosmetici, i tessuti ed altri prodotti di consumo su cui vengono applicate tali sostanze.

A livello epidemiologico, pur con gli studi ancora in evoluzione, relativamente agli effetti sulla salute umana si parla di immunodeficienza, alterazioni del sistema endocrino, insorgenza di tumori nei confronti di reni e testicoli, sviluppo di malattie della tiroide.

Fonte: relazione EEA “Emerging chemical risks in Europe — PFAS”

Ingenti poi le stime dei costi sanitari e di quelli salatissimi legati alle bonifiche ambientali stimati a livello europeo da parte EEA, in decine di miliardi di euro all’anno e sulla base delle quali la stessa Agenzia indica l’adozione di misure precauzionali per limitare l’uso delle sostanze contaminanti e la loro progressiva, graduale sostituzione con sostanze chimiche sicure, prioritarie e fondamentali per limitare l’inquinamento dell’intero ecosistema.

Sul piano delle azioni infine, la Commissione europea ha predisposto una strategia sulla sostenibilità dei composti chimici che, come si legge testualmente nella comunicazione “aiuterà sia a proteggere meglio i cittadini e l’ambiente da sostanze chimiche pericolose sia a incoraggiare l’innovazione per lo sviluppo di alternative sicure e sostenibiliIl quadro normativo dovrà rapidamente riflettere le prove scientifiche sul rischio rappresentato dagli interferenti endocrini, dalle sostanze chimiche pericolose nei prodotti, comprese le importazioni, dagli effetti combinati di diverse sostanze chimiche e da sostanze chimiche molto persistenti”.

Link relazione “Emerging chemical risks in Europe — PFAS” di EEA

Sauro Secci

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