Particolato, polveri sottili, PM10, PM2,5: killer in evoluzione con grandi indizi sugli edifici (terziario e residenziale)

cina harbin smog inquinamentoSono passati solo pochi mesi da quando avevo dato conto dell’uscita del nuovo Rapporto di Greenpeace dal titolo “Silent Killers”, realizzato dall’Istituto di economia energetica dell’Università di Stoccarda ed in cui la grande organizzazione ambientale ha cercato di fare il punto sulle morti imputabili all’utilizzo del carbone, specificatamente nell’ambito della produzione termoelettrica, con specifico riferimento anche a quella serie di inquinanti anonimi, accomunati solo da caratteristiche fisiche e quindi di capacità di insinuarsi a diverse profondità dell’apparato respiratorio e non specificatamente chimiche e che vanno sotto il nome di polveri o particolati.

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Proprio a partire da quello stesso rapporto di Greenpeace “Silent Killers”, la Dottoressa Tiziana Zerlia, grande esperta di SSC (Stazione Sperimentale per i Combustibili) e di cui ho avuto il piacere di presentare nel mio blog altri studi di approfondimento legati ai combustibili ed all’inquinamento atmosferico, ha redatto un interessante articolo, da lasciare alla interpretazione di ciascuno, per fare maggiore chiarezza sul variegato e per certi versi “oscuro”, mondo delle polveri e dei particolati, con particolare riferimento alle “polveri sottili”. Nello specifico l’articolo di Tiziana Zerlia, prende in considerazione, in ambito nazionale ed europeo, i dati degli ultimi 20 anni di PM10 e PM2,5 pubblicati da ISPRA nell’ambito della Convenzione UNECE “Long-range Transboundary Air Pollution” sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero di lungo raggio. L’analisi della Zerlia cerca di andare oltre, chiedendosi se davvero quei “22 mila casi di morte prematura del 2010, equivalenti a 240 mila anni di vita persi”, citati dallo studio di GREENPEACE, siano davvero da attribuire a “to pollution from coal-fired power plants”, partendo dalle grandi dimensioni e dalla grande drammaticità del problema, visti gli impatti che le polveri fini hanno sul corpo umano, come ci ricorda la figura seguente dell’ EEA.

Effetti-tossici-polveri-fini

In questo senso quindi, è stata focalizzata l’attenzione sui dati, ed in particolare sulle cosiddette “polveri sottili” (PM10 e PM2,5), quelle che hanno davvero come bersaglio primario l’apparato respiratorio (vedi immagine seguente), e che costituiscono oggi una preoccupazione diffusa per la popolazione. I dati esaminati sono quelli ufficiali sulle emissioni pubblicati da ISPRA, nell’ambito della Convenzione UNECE. Quello che emerge da un primo screening, è un “qualcosa di diverso” da quanto sintetizzato nel rapporto di Geenpeace, ed è proprio su questa piega che l’analisi si è sviluppata. A seguire il grafici relativi ai trend dei dati ufficiali sulle emissioni italiane di particolato (PM2,5 e PM10) dal 1990 al 2010, con la distribuzione tra i diversi settori macroeconomici.

PM2_5

PM10

I grafici ben evidenziano che, nel periodo la riduzione complessiva di particolato nel periodo analizzato 1990 – 2010, sia in termini di PM10 che di PM 2,5. Una riduzione che si ritrova in tutti i principali macrosettori tranne quello legato alla combustione da impianti di combustione non industriali (commerciali e istituzionali, residenziali, agricoltura) che nel 2010 è il settore dominante in termini assoluti e che ha fatto registrare un incremento di oltre il 200% sia in termini di PM10 che di PM2.5 dal 1990 al 2010. Un’idea ancora più evidente delle marcate differenze tra macrosettori nel nostro paese come quello connesso al manifatturiero, indicati come “combustion in Energy and transformation industries” e del trasporto su strada tendenti al ribasso rispetto al già evidenziato grande incremento del settore “non industriale”, la da la figura seguente, avente sempre come base temporale di riferimento l’anno 1990.

 particolato_1990_2010

Andando all’analisi dei dati a livello europeo, pubblicati in questo caso da EEA (European Environment Agency sempre nell’ambito UNECE (Convention on Long-range Transboundary Air Pollution), si evidenzia un andamento qualitativo del particolato nei principali settori, molto simile a quello nazionale almeno fino al 2010 (vedi figura seguente).

particolato_EU_90_2011

Anche a livello europeo infatti, spicca l’incremento di emissioni di particolato imputabili al settore residenziale contestuale ad una marcata decrescita delle emissioni legate alla generazione elettrica. Secondo l’autrice dell’analisi, l’andamento dei dati analizzati, indica chiaramente che il problema del particolato non può essere ricondotto esclusivamente alle “solite” centrali di generazione termoelettrica. Tra l’altro secondo la Zerlia, dal 1990 al 2010, parallelamente alla riduzione del particolato del settore “combustion in energy and transformation industry” (riferimento grafico emissioni nazionali), la produzione termoelettrica nazionale, principale “consumatore” di energia fossile, è aumentata al 2010 rispetto al 1990 di circa il 30%, registrando un incremento anche della quota parte di produzione termoelettrica da carbone con una produzione lorda che è passata da circa il 12% (tra 1995-2000) a circa il 17% tra il 2005 e il 2010. Venendo alla significativa riduzione di particolato del settore legato al termoelettrico nazionale (sia in termini assoluti che in termini relativi rispetto agli altri settori), secondo la ricercatrice della SSC, questa può essere correlata a diversi fattori come:

  • maggiori controlli da parte dei soggetti preposti;
  • maggiore possibilità, capacità e “semplicità” tecnica di monitoraggio, ottimizzazione e supervisione dei processi da parte dei gestori degli impianti centralizzati di grande taglia invece di (migliaia) di impianti singoli.

Una considerazione importante a margine di tutto questo è che nello stesso periodo di analisi dei dati di polveri fini, i consumi elettrici complessivi nazionali sono aumentati di oltre il 40% con un aumento di consumi del terziario pari a circa il 50%. Secondo la Zerlia, se è vero che sulle polveri sottili esistono solide basi scientifiche sulla drammatica correlazione PM10 e PM2,5 e cancro ai polmoni (vedi ad esempio “The Lancet Oncology”), qual’è il vero killer?
Se i dati ufficiali raccolti nel rapporto Annual Report for submission under the UNECE Convention on Long-range Transboundary sono sufficientemente affidabili, e se ,dunque, i trend delle polveri sottili sono quelli rappresentati nei grafici analizzati precedentemente, ci si deve chiedere, secondo la Zerlia, come possono gli autori del rapporto di Greenpeace, essere certi che i “22 mila casi di morte prematura del 2010, equivalenti a 240 mila anni di vita persi” siano da attribuire “to pollution from coal-fired power plants” quando i dati ufficiali individuano -come maggiore responsabile – gli impianti di combustione non industriali (commerciali e istituzionali, residenziali, agricoltura)?
Una analisi quella della Zerlia, sicuramente interessante anche per finalizzare meglio el politiche ambientali, calibrandole anche alle dinamiche del panorama energetico, non tanto, secondo me per “beatificare” le centrali a carbone, quanto per concentrare molti degli sforzi anche in quella grande prateria di azione costituita dall’efficientamento degli edifici, ambito nel quale la micro generazione distribuita, integrata pienamente nelle smart grids, potrebbe davvero dare risposte importanti, anche relativamente alla legittima osservazione di Tiziana Zerlia, di un miglioramento del controllo di tanti piccoli impianti distribuiti ma oramai con grandi performance ambientali, rispetto ad un panorama edilizio oggi autentico colabrodo in termini di efficienza energetica. Un appello legittimo quello di Tiziana Zerlia a focalizzare e mettere insieme, con chiarezza e trasparenza, senza retaggi demagogici, senza atteggiamenti precostituiti, catalizzando l’interesse dei cittadini e contributi di specifiche competenze, necessariamente multidisciplinari, come la materia ambientale da sempre richiede.

Sauro Secci

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