Serricoltura e colture idroponiche “floating”: apoteosi di sostenibilità di processo e di prodotto per “galleggiare” in tempo di crisi

basilico_idroponicoIl settore della serricoltura, non risparmiato in questi anni dalla profonda crisi economica, è però senza dubbio, nell’ambito delle pratiche agricole, quello che sta ritrovando nuovi spunti, anche grazie sia alle nuove opportunità e sinergie con le energie rinnovabili e con l’efficienza energetica, fondamentali per ridare piena competitività alle imprese, ma anche grazie a tecniche sempre più innovative di coltivazione, come quella “idroponica”. Le coltivazioni idroponiche, conosciute anche sotto il termine “idrocultura”, sono caratterizzate da tecniche di coltivazione fuori suolo, nelle quali la terra è sostituita da un substrato di torba, terriccio o inerte, come argilla espansa, perlite, vermiculire, fibra di cocco, lana di roccia, zeolite, ecc. Con questa pratica la pianta viene irrigata con una soluzione nutritiva composta dall’acqua e dai composti, prevalentemente inorganici, necessari ad apportare tutti gli elementi indispensabili alla normale nutrizione minerale (fosforo, potassio, ferro, manganese, etc), sulla quale galleggia. Durante la pratica colturale grande attenzione viene data anche la monitoraggio del livello della percentuale di ossigeno presente nella soluzione acquosa e regolato da una specifica pompa che insuffla aria nel letto liquido (vedi schema seguente).

coltura-idroponica

Una tecnica altamente sostenibile che consente produzioni controllate sia dal punto di vista qualitativo che igienico-sanitario durante tutto l’arco dell’anno. Evidenti sono infatti i vantaggi economici ed ambientali, che si riflettono sulla qualità del prodotto, soprattutto quando il substrato non è in condizione di far crescere la coltura in modo ottimale, come ad esempio roccia o terreni eccessivamente sabbiosi. Altro grande vantaggio di questo tipo di coltivazione è costituito dal minor utilizzo di acqua a parità di resa colturale, indicativamente di un decimo rispetto al quantitativo di acqua richiesto dalla coltura in terra, rendendo questo sistema particolarmente vantaggioso nelle molte situazioni ambientali dove la scarsità di acqua rende difficile o addirittura impossibile la coltivazione di ortaggi. Senza parlare poi degli aspetti ambientali visto l’utilizzo mirato dei fertilizzanti senza dispersioni nel terreno, la non necessità dell’utilizzo di diserbanti, ed un ridottissimo utilizzo di antiparassitari. Una coltura decisamente interessante se praticata con questa metodica, è indubbiamente quella del basilico, di cui ho avuto modo di vedere un virtuoso esempio in questi giorni a Pistoia, e che per questo ho cercato di sviscerare meglio. Si tratta di un sistema di coltivazione basato su supporti galleggianti denominato per questo “floating system”. Le coltivazioni vengono effettuate utilizzando le piantine di basilico in un cubetto di reticolo_polistirolotorba pressata, senza terreno e senza vaso, inserite in un coropo multiplo in polistirolo espanso (foto a sinistra). Nel floating system si ha la coltivazione in vasche, dove, in una soluzione di acqua e nutrienti in regime di “ferti-irrigazione”, opportunamente calibrati, galleggiano i contenitori di polistirolo costituiti da alveoli multiforo, dove sono state precedentemente poste a dimora, con una apposita macchina confezionatrice, le piantine di basilico allestite in cubetti di torba pressata. Si tratta di vasche con un’altezza di circa 35 cm, con un livello

vasche in allestimento

vasche in allestimento

dell’acqua di circa 30 cm, impermeabilizzate con un film plastico nero e circoscritte da un sostegno costituito da casseforme in legno, realizzate in modo semplice ed efficace in azienda (foto a destra). Nella serra pistoiese da me visitata in questi giorni, le colture sono allestite all’interno di serre in film plastico, con un valido sistema di climatizzazione e di schermi termici per la gestione di umidità e temperatura, ottimizzando così il microclima interno alle esigenze colturali, con la climatizzazione che avrà il supporto di una caldaia a pellets che rende possibile la fruizione anche dei TEE o “certificati bianchi”, in base alla apposita scheda 40/e, predisposta dal GSE e relativa alla “Installazione di impianto di riscaldamento alimentato a biomassa legnosa nel settore della serricoltura“. La coltivazione è articolata su 15 vasche che vengono gestite su  un ciclo di maturazione del prodotto di circa 20 giorni impiantando ogni giorno una vasca, (tenendo conto dei giorni festivi). La

379-basilico-mammolovarietà di basilico coltivata è la “mammolo” (vedi foto a sinistra), varietà della tipologia Genovese o Aromatico della riviera ligure avente foglie lisce e ampie a forma di cucchiaio, di colore verde scuro, intensamente profumata e aromatica). Per la buona “shelf life” o “vita del prodotto sullo scaffale” cioè quel periodo di tempo durante il quale il prodotto mantiene le sue caratteristiche qualitative nelle normali condizioni di conservazione e utilizzo, è molto apprezzata dalla GDO e dai mercati in genere. Il processo di produzione, alla scadenza della terza settimana (20 giorni) (foto seguente), prevede il taglio delle piante, con un apposito apparecchiatura che consente ilfoto 1 taglio combinato del prodotto e dell’apparato radicale che si è sviluppato nella soluzione acquosa, permettendo poi il recupero della torba. Successivamente il prodotto viene confezionato a mazzetti, in diversi allestimenti (grosse scatole o vaschette). Una grande storia di vantaggi, quella delle produzioni serricole idroponiche in modalità “floating system“, avvenuta anche a seguito della eliminazione dell’utilizzo del bromuro di metile, utilizzati per molti anni nelle coltivazioni orto-floristiche, che ha creato non pochi problemi nelle produzioni tradizionali a terra agli agricoltori, assillati anche dalla presenza di residui di agro farmaci nei terreni. In sostanza quindi, la limitazione di prodotti per la sterilizzazione e i limiti di residui di prodotti non autorizzati, abbinati a un sempre più difficile controllo dei patogeni terricoli, hanno convinto molti coltivatori a lasciare le coltivazioni su terreno per passare a quelle idroponiche fuori suolo. Una nuova tecnica che presenta davvero indubbi vantaggi economici, con un netto risparmio in termini di costi d’impianto, di concimazioni ed una maggiore e migliore qualità di produzione. Importante, come accennavo, la parte climatizzazione della serra, oggi attuabile con tecniche altamente efficienti ed ecologiche, rispetto a fonti di riscaldamento tradizionali altamente inquinanti e costose come il gasolio e tali da dare accesso ai benefici economici dei “certificati bianchi”. L’impianto di climatizzazione, consente di avere una temperatura ottimale di coltivazione con un sistema a serpentina in configurazione di riscaldamento basale del letto fluido, montato alla base delle vasche, oltre che essere dotato di un impianto di ventilazione, necessario per abbassare ed omogeneizzare l’umidità e la temperatura all’interno della serra. Un problema importante quello dell’umidità in eccesso, definita per botrydisvalori superiori al 70%, che comporta dei grossi problemi di botrytis, fungo parassita che attacca molte varietà di piante (vedi foto degli effetti su una fragola), determinato soprattutto da prolungate bagnature delle foglie. Un problema brillantemente risolvibile con la ventilazione (foto 4) e aumentando la temperatura dell’aria all’interno della serra. Una soluzione molto flessibile ed adattabile, oltre al basilico a molte colture a foglia larga, come lattughe, valeriana, erbe aromatiche, etc..

Sauro Secci

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